Direttore del Progetto: Marica Montalbano (giornalista)
Il progetto è rivolto ai bambini della scuola d’infanzia, primaria e secondaria di primo grado
Lo scambio tra individui passa attraverso parole e azioni, con un processo di interdipendenza continuo. Se entrambe scorrono tra i binari della correttezza e del rispetto, dell’empatia con l’altrui sentire, la comunicazione è fluida e senza equivoci.
In caso contrario dissapori, disguidi o ancor peggio reazioni anche violente ne sono il prodotto.
Partendo da questo semplicissimo quanto troppe volte ignorato assioma, sembra intuitivo affermare che proprio sulla comunicazione si basa l’interazione.
Agire sulla parola, sull’interfaccia tra individui potrebbe fare la differenza, e se questa azione viene compiuta quando gli individui sono in giovanissima età i risultati sono più evidenti, proficui e duraturi, lasciando un’impronta importante in colui che diventerà il futuro adulto. Il progetto di comunicazione gentile, al di là del nome che potrebbe riportare a una leziosità assolutamente assente nei miei intenti, vuole invece richiamare all’attenzione che ognuno di noi dovrebbe porre nel rivolgersi all’altro, nel formulare una domanda, nel co agire col prossimo.
Quindi il “Dammi la gomma da cancellare” con cui un bambino si rivolge al proprio compagno di scuola potrebbe diventare “mi potresti dare la gomma da cancellare?” e se aggiungiamo un per favore non fa male. Il concetto è identico ma la forma diversa e anche il sentire che l’uno ha nei confronti dell’altro.
Naturalmente il progetto non intende raggiungere una perfezione formale nei rapporti tra individui, ma una vera rivoluzione sostanziale, niente ipocrisie, solo la consapevolezza che la parola può essere usata in tanti modi, perché allora non usarla in modo tale da fare sentire l’altro a proprio agio?
Un punto di vista che se presentato a noi adulti, cristallizzati ormai in ruoli e abitudini spesso poco edificanti, è solo in parte compreso. Un atteggiamento che se presentato nelle scuole, da insegnanti, educatori, anche operatori del teatro e della letteratura, instilla nel bambino la curiosità di sperimentare altre formule di approccio, la possibilità di parlare, agire e ragionare diversamente.
Teatro e letteratura aiutano, nel teatro la riproduzione di situazioni quotidiane vissute, parlate e agite secondo diverse modalità è di stimolo al bambino che comincia a comprendere la diversità di comportamenti cui può ricorrere, assimilando il concetto che non necessariamente il suo proprio atteggiamento sia l’ unico.
Non si parla di giusto o sbagliato, nessuno vuole correggere nessuno e soprattutto la finalità del progetto non è presentare un decalogo cui attenersi nei rapporti sociali.
Scopo del progetto è coinvolgere il bambino o ragazzino e far scegliere a lui stesso la modalità di dialogo e azioni più “ricca” di effetti positivi.
La lettura di testi, fiabe pedagogiche, è uno egli strumenti attraverso i quali intervenire.
La fiaba viene letta, commentata, su di essa i bambini fanno riflessioni da condividere con i compagni, gli insegnanti e gli operatori del progetto.
Scambiano punti di vista e mettono in discussione se stessi, il proprio agire.
Proprio da queste riflessioni nasce poi la scelta di atteggiamenti più rispondenti al raggiungimento di un clima di collaborazione e condivisione.
Non sarà così che verranno debellate del tutto le baby gang o l’annoso fenomeno del bullismo reale o cyberbullismo, ma questa potrebbe essere una strada utile a farne diminuire la portata.