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Il Telaio

Una macchina del tempo


di Linda Donati


Il telaio: una macchina del tempo

Il telaio da tessitura è uno degli strumenti più antichi usati dall’essere umano.

Accostarsi al telaio è come entrare in una macchina del tempo: si ha l’opportunità di fare un viaggio avventuroso nella storia dell’umanità senza confini di tempo né di spazio, qualsiasi data si imposti lì troveremo l’attività tessile, qualsiasi luogo del pianeta si visiti lì troveremo telai e tessitori. L’uomo di qualsiasi epoca e luogo intreccia fibre, e con esse intreccia risposte alle sue esigenze, intreccia rapporti con gli altri, intreccia conoscenze speranze energie forze e debolezze, intreccia visioni e realtà. Da qui si evince che la tessitura è patrimonio intrinseco di tutta l’umanità. La tessitura è l’intrecciare una serie di fili verticali, detti ordito, con una serie di fili orizzontali, detti trama, il risultato è un tessuto che può avere vari utilizzi e varie fattezze, a seconda dei materiali utilizzati e delle modalità con cui sono intrecciati i fili. Tanto semplice nella sua struttura, quanto complesso nei suoi sviluppi e nelle sue potenzialità.

Determinare l’origine storica della tessitura non è semplice. Probabilmente, spinti dall’osservazione della natura (nidi di uccelli, tane di animali, intrecci naturali di piante), gli uomini si cimentarono in questa attività fin dal Paleolitico e forse ancora prima, come testimoniano le molte tracce rinvenute. Geograficamente è altrettanto complesso, in quanto in luoghi tanto lontani tra loro si sono trovate soluzioni analoghe. Di certo sin dalla antichità più remota l’uomo iniziò ad intrecciare foglie piante e filamenti vegetali, per rispondere alle sue esigenze primarie tra cui coprirsi dalla pioggia e dal freddo, isolarsi dal terreno, creare oggetti atti a contenere e trasportare cibo, realizzare piccoli attrezzi per facilitare la propria vita quotidiana. Dapprima senza strumenti, utilizzando esclusivamente le mani per realizzare mantelli per la pioggia, giacigli per riposare, cesti e reti per contenere cibo. Andando avanti nell’utilizzo, cominciò ad usare bastoni per tenere tese le fibre durante la lavorazione, nascono così i primi telai: quello a tensione e quello verticale. Il telaio a tensione, molto comodo per la vita nomade, era composto da due bastoni a cui venivano fissati i fili dell’ordito che venivano tesi durante la lavorazione agganciando un bastone ad un albero, o ad un palo, e l’altro alla vita del tessitore, arrotolato su sé stesso poteva essere trasportato con facilità. Ancora oggi è molto usato soprattutto in Sud America, ma anche in altri paesi tra cui l’Italia. Quello verticale aveva due bastoni paralleli, piantati perpendicolari nel terreno, e uno trasversale a cui si agganciavano i fili dell’ordito, che venivano tenuti tesi da pesi, inizialmente costituiti da pietre ed in seguito da pesi costruiti appositamente con l’argilla. L’utilizzo di questo tipo di telaio è ben documentato sin dalla Preistoria da raffigurazioni rupestri, ritrovamenti di pesi, frammenti di fibre e intrecci. E da allora è stato, ed è ancora oggi, utilizzato con alcune varianti che lo hanno reso più produttivo e preciso, ma sostanzialmente lo stesso. Il telaio orizzontale ha origine analoghe agli altri due, la sua struttura prevedeva due bastoni paralleli, posti in posizione orizzontale al terreno, in cui uno svolgeva l’ordito e l’altro avvolgeva il tessuto già lavorato, in mezzo erano inserite due o più bacchette (licci) che servivano ad alzare solo alcuni fili, consentendo di intrecciare la trama in modi diversi per ottenere varie tipologie di tessuto. Questo è il telaio che ha subito più modifiche nel tempo in termini di qualità e velocità.

La Preistoria ha consegnato il testimone alle prime grandi civiltà, ognuna di queste ha elaborato e approfondito conoscenze tecniche e strumenti, dando un contributo specifico, personale e autentico a questa arte. Gli Egiziani, come testimoniato dal papiro decrittato da Gaston Maspero e conservato nel Museo del Louvre a Parigi, avevano una organizzazione minuziosa di tutte le fasi di lavorazione, all’interno di laboratori specializzati, e un utilizzo dei tessili anche per altri ambiti, come supporti per ritratti dipinti e fasce di lino utilizzate per il processo sacro della mummificazione. I Greci lasciarono grande testimonianza di questa attività con fonti scritte, quali l’Iliade e l’Odissea, ed iconografiche come i vasi a figure rosse raffiguranti Penelope ed altre donne intente al telaio. Molte testimonianze ci raccontano che anche gli Etruschi, i Romani, i Pompeiani, i Bizantini hanno praticato con grande talento l’attività tessile. E queste sono solo alcune delle tantissime civiltà che potremmo citare.

Nel vasto panorama della tessitura dell’antichità emergono due elementi comuni a epoche e luoghi diversi. Il primo è l’origine dell’arte tessile come attività degli dei, raccontata da molti miti, come le leggende delle Parche/Moire che decidevano delle sorti degli umani; Lidia che venne tramutata da Atena in Aracne; mentre altre raccontano del dono che gli dei fecero agli uomini, anzi più specificatamente alle donne, come la leggenda della Donna Ragno del popolo nativo americano Navajo; queste solo per citarne alcune delle più famose. Il secondo è l’organizzazione minuziosa e strutturata delle varie fasi lavorative sia nel lavoro domestico che in quello dei laboratori strutturati, con una differenziazione delle competenze che rispettava le capacità ma anche i ranghi sociali. E forse proprio per questa sua complessità, venne interpretata come attività superiore e quindi sacra.

Ma il telaio prosegue il suo viaggio e dalle grandi civiltà antiche passa a quelle del Medioevo, durante il quale iniziano a differenziarsi le produzioni. Nacquero laboratori per l’abbigliamento e per le tappezzerie che utilizzavano telai orizzontali per consentire produzioni in serie di tessuti con disegni ripetitivi, mentre con i telai verticali, che consentivano una lavorazione più libera ed artistica, iniziarono le prime manifatture degli Arazzi, grandi pannelli tessuti e istoriati con episodi storici o religiosi, che abbellivano e proteggevano dal freddo Castelli, Palazzi e Cattedrali. Un’ arte che affiancherà per secoli l’arte figurativa pittorica, pur rimanendo relegata ad un ruolo di arte minore. Nel Rinascimento europeo ormai è una delle attività più diffuse e redditizie, con committenze altolocate di tessuti in seta, oro, velluti, broccati, damaschi; basti pensare che in questo periodo, grazie anche alla facilità di rifornirsi di materiale tessile, iniziò l’uso di stoffe per realizzare tele per quadri di pittori importanti (fino a quel momento erano state utilizzate esclusivamente per la realizzazione di stendardi e i dipinti erano eseguiti su supporti di legno o sul muro con la tecnica dell’affresco). A riprova ulteriore dell’interesse suscitato intorno al mondo tessile, troviamo nel codice Atlantico di Leonardo da Vinci alcuni disegni di un progetto per un telaio (di cui è stata provata la funzionalità in tempi recenti). Con la rivoluzione industriale le innovazioni tecnologiche si sono susseguite con uno sviluppo esponenziale e dal 1790, quando Joseph Marie Jacquard inventò il telaio meccanico a schede perforate( che permetteva di eseguire disegni predefiniti e che porta il suo nome ancora oggi), l’evoluzione tecnica dei telai non ha visto sosta, fino ad arrivare ai giorni nostri, con telai velocissimi che consentono il movimento con meccanismi elettronici ed il passaggio della trama con sistemi a navetta, a pinze, a proiettile, ad acqua e ad aria compressa. Inoltre, non molti sanno che molta tecnologia usata quotidianamente oggi, trova origine nella tecnologia tessile, infatti il computer nacque alla metà del 1800, quando Charles Babbage, per le sue macchine calcolatrici, si avvalse del sistema binario delle schede perforate del telaio Jacquard.


L’industria tessile ha liberato l’attività manuale tessile dalle incombenze della produttività, per il fabbisogno crescente, e soprattutto dall’obbligo della velocità. E l’arte tessile ne ha approfittato per vivere appieno le sue caratteristiche tecniche ed espressive. Da una parte con L. Fontana e A. Burri la tela non è più solo un supporto ma, attraverso tagli o sovrapposizioni, diventa elemento di espressione dell’artista e dall’altra consente un ritorno all’autonomia e alla propria sostanziale originalità rispetto alla pittura, non più subordinato al binomio ideatore/esecutore, il tessitore torna ad essere l’artista ideatore ed esecutore della sua opera. Da tutto ciò si deduce che la tessitura è stata attività quotidiana domestica, ma anche fattore determinante di sviluppo economico; a volte è stata simbolo di sottomissione domestica e industriale, ma anche di riscatto e autonomia economica in ambiti rurali, come per le donne Navajo, che hanno ridato dignità e garantito sopravvivenza al loro popolo ferito con la produzione dei loro tappeti; è stata persino simbolo di rivolta sociale e civile, non violenta, per l'indipendenza indiana di Gandhi. Ed i tessitori hanno rappresentato tante realtà diverse: sono stati uomini e donne che sono appartenuti ora a caste basse ora a quelle alte, a seconda del popolo e della cultura; intoccabili per alcuni, maghi e astronomi per altri; sono stati artisti e operai, esecutori ed artigiani colti che sapevano leggere, scrivere ed eseguire conteggi numerici di una certa rilevanza per poter eseguire il lavoro e tramandare le conoscenze tecniche.

La tessitura è stata una presenza quotidiana alla portata di tutti, così vicina all’uomo, da entrare nel suo linguaggio comune. Molti termini del gergo tessile sono diventati di uso comune e ancora oggi vengono usati. Espressioni come “la trama del racconto o del film” o “dare filo da torcere”, “tessere le lodi” o “il tessuto urbano”, “tirare le fila” o “tutti i nodi vengono al pettine”, “l'autobus navetta” o “fare la spola”, sono conosciuti da molti.

E’ possibile affermare, quindi, che la tessitura, in quanto espressione peculiare dell’agire umano, è un punto di incontro, confronto, dialogo e comprensione dei singoli individui e dei popoli perché appartiene a tutti, ed è la storia di tutti.


Il telaio è il testimone che giunge fino a noi, di mano in mano, consegnatoci dall’umanità che ci ha preceduto, con tutta la sua energia e la sua carica storica artistica tecnica ed umana, come un regalo custodito da tutta l’umanità di tutti i tempi e luoghi, per arrivare integro delle sue potenzialità per l’umanità di oggi che ha una esasperata ed urgente necessità di ricollegarsi a se stessa, alle proprie radici, alle proprie profondità, per potersi muovere a suo agio e camminare sicura verso il proprio futuro. E questo mezzo antico è “sufficientemente” moderno ed efficace per traghettarci ancora in avanti come ha fatto fin qui. E noi oggi possiamo decidere di custodirlo per l’umanità futura.



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