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La Buona Novella: origine e contenuti dei Vangeli canonici

Rubrica di Antropologia


di Federica Di Mascio


Le parole di cui sono costituiti i Vangeli sono state di grandissima importanza per tutti coloro che grazie ad esse hanno trovato la forza di cambiare la propria vita, lasciare tutto ciò che avevano per seguire il Signore, accettare serenamente la sofferenza e addirittura affrontare con coraggio la morte, come nel caso dei martiri. Secondo quanto affermato nel IV secolo d.C. da San Girolamo, non è possibile definirsi cristiani senza conoscere il Vangelo, ritenuto ispirato direttamente da Dio, tramite il quale ci è dato conoscere lo stesso Gesù e la sua missione.

La parola Vangelo significa Buona Novella, ed essa è giunta a noi attraverso gli scritti comunemente definiti Vangeli canonici. Dei quattro Vangeli canonici i primi tre sono detti sinottici perché presentano numerose parti del tutto uguali tra loro e portano un comune messaggio di salvezza. L’ultimo, il Vangelo di Giovanni presenta delle importanti differenze a livello teologico e di contenuto, ma fa comunque parte dei canonici.

Esistono altri scritti, ritenuti però non ispirati da Dio, definiti apocrifi e volti essenzialmente a mettere in luce aspetti sconosciuti dell’infanzia e della vita privata di Gesù. I quattro evangelisti, al contrario, nelle loro narrazioni hanno preferito riportare le testimonianze su Gesù che potevano essere maggiormente utili alle prime comunità cristiane.


I primi e principali testimoni furono senz’altro gli apostoli, che avevano vissuto con Gesù e le loro testimonianze furono scritte e raccolte nel corso di alcuni decenni, perché non andassero perdute. I Vangeli furono completati verso la fine del I secolo d.C. e l’evangelista Luca raccolse anche le testimonianze relative alla predicazione apostolica confluita negli Atti degli Apostoli.


Ai quattro evangelisti la tradizione, anch’essa relativa a S. Girolamo, ha attribuito quattro simboli che sono l’angelo per Matteo, il leone per Marco, il bue per Luca e l’aquila per Giovanni. La scelta di tali simboli è presto spiegata: Matteo inizia il suo Vangelo con la genealogia umana di Gesù, perciò gli è stato attribuito l’angelo dalle sembianze umane; Marco inizia il suo Vangelo con la predicazione di Giovanni Battista, la cui voce era simile al ruggito di un leone; Luca inizia il suo Vangelo con il sacrificio di un vitello compiuto dal sacerdote Zaccaria, da qui il simbolo del bue; Giovanni infine inizia il suo Vangelo parlando direttamente di Dio, raggiungendo la massima altezza teologica, proprio come un’ aquila che vola in alto nel cielo e contempla il sole.


Dagli scritti di Matteo si evince chiaramente la sua formazione culturale e teologica, ed egli compone il suo Vangelo rivolgendosi principalmente ai suoi correligionari: gli Ebrei.

Nel suo Vangelo Marco intende dimostrare la vera identità di Gesù, raccontando eventi della sua vita pubblica e del periodo di tempo da lui trascorso assieme agli apostoli.

Il Vangelo di Luca è basato su una scrupolosa ricerca storica volta a presentare la figura di Gesù non solo come profeta che va a completare la rivelazione divina, ma anche come amico dei peccatori, che manifesta il suo amore per i più poveri, per i dimenticati e gli esclusi dalla società.

Giovanni, infine, nel suo Vangelo invita a lasciare andare il modo di pensare terreno, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo per poter comprendere secondo una nuova luce le parole di Gesù. Con Matteo scopriamo che tutti i credenti, in ogni parte del mondo, fanno parte del popolo eletto e che, come afferma Giovanni, chiunque ascolti la parola di Gesù può considerarsi come suo discepolo prediletto.


In conclusione, è possibile imparare a pregare come descritto nel Vangelo di Luca, così come ci ha insegnato a fare colui che, secondo quanto riportato nel Vangelo di Marco per ammissione stessa del centurione sotto la croce, “ Veramente era Figlio di Dio! “ ( Mc 15, 39 ).



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