Lo spiritismo e Allan Kardec
Una dottrina dai contenuti ancora attuali
Rubrica di Antropologia
di Federica Di Mascio
Quello della sopravvivenza dell’anima e di una vita dopo la morte è sempre stato un tema di grande interesse e di fondamentale importanza per gli esseri umani di ogni epoca. Fin da tempi antichissimi l’uomo ha sempre cercato di entrare in contatto e comunicare con le anime dei defunti, non solo per avere rassicurazione sulla sopravvivenza dell’anima alla morte fisica, ma anche per ottenere aiuto o ricevere consigli.
Ci sono testimonianze di questo genere di contatti risalenti addirittura all’epoca sumera, ma anche nella Bibbia e presso gli Egizi, i Greci e i Romani si era soliti ricorrere alla “necromanzia”, una forma di divinazione basata sull’evocazione degli spiriti dei defunti. Nel corso dei secoli si continuò a praticare tale tipo di comunicazione, e i contatti tra vivi e defunti ebbero la massima diffusione nella prima metà del XIX secolo, quando prese piede nei salotti europei la moda delle “sedute spiritiche”.
Lo spiritismo inteso nell’accezione moderna del termine, nacque grazie all’opera del filosofo e pedagogista francese Hippolyte Leon Denizard Rivail, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Allan Kardec. Lo spiritismo si fonda sul presupposto che l’anima sopravviva alla morte del corpo e che sia possibile instaurare una comunicazione tra vivi e defunti attraverso persone dotate di particolari qualità psichiche facenti da tramite, durante degli incontri detti sedute medianiche.
Rivail si interessò al fenomeno dello spiritismo, ma con un approccio critico e del tutto diverso da quello tipico dell’epoca, che era invece piuttosto frivolo e superficiale. Era intimamente convinto del fatto che ci fosse una verità oltre i tavolini che si muovevano, la teatralità e la superficialità che caratterizzavano le sedute medianiche, e decise di studiare il fenomeno, forte di una formazione scientifica, approfondendo, analizzando e soprattutto sperimentando. Durante le sedute spiritiche si avvaleva della collaborazione di diversi medium proprio per poter confrontare, e di conseguenza validare o confutare, la veridicità delle risposte e delle informazioni fornite dagli spiriti alla serie di domande da lui poste in maniera sistematica e secondo un ordine ben preciso.
Il punto di svolta nella sua ricerca si ebbe quando, durante una seduta medianica, gli spiriti gli rivelarono che il suo nome in una vita precedente era stato ALLAN KARDEC, e che la sua missione nell’attuale incarnazione consisteva nel diffondere gli insegnamenti ricevuti dal mondo degli spiriti. Da quel momento Rivail assunse lo pseudonimo di Allan Kardec ed intraprese la sua opera di creazione e diffusione di un vero e proprio corpus filosofico e religioso, che avrebbe potuto aiutare l’intera umanità nel suo percorso di evoluzione e di crescita spirituale.
Nel 1857 Kardec pubblicò la sua prima (e forse più importante) opera, Il libro degli spiriti, una lunghissima serie di domande e risposte inerenti ai principali interrogativi etici, filosofici e religiosi del genere umano. Secondo Kardec non tutti gli spiriti con cui si entrava in contatto erano evoluti, ma era possibile distinguere facilmente gli spiriti di basso livello non soltanto dal genere di messaggi comunicati, ma anche dal tipo di linguaggio usato. In generale, comunque, i messaggi medianici non andavano intesi come verità assolute perché le conoscenze dei singoli spiriti erano proporzionali al loro grado di evoluzione. Come scrive lo stesso Kardec: “ gli spiriti erano anime di uomini, perciò non in possesso di scienza suprema e verità assoluta; il loro sapere era limitato e non doveva essere considerato infallibile”.
Malgrado gli innumerevoli sforzi profusi da Kardec non solo per diffondere la dottrina dello spiritismo, ma anche per rispondere ai detrattori della sua opera, lo spiritismo non venne mai accettato dal mondo cattolico. Sebbene nelle opere di Kardec fossero presenti continui riferimenti alla spiritualità e costanti esortazioni ad avere fede in Dio, ad amare il prossimo e a distaccarsi dal materialismo, c’erano degli elementi chiave dello spiritismo inconciliabili col cattolicesimo.
Era evidente quanto le teorie esposte da Kardec, per quanto amorevoli, apparissero strettamente legate a concetti come la reincarnazione ed il karma, tipici e caratterizzanti delle religioni e filosofie orientali. Inaccettabili per il cattolicesimo, non soltanto la presenza, nello spiritismo, di reincarnazione e karma, ma anche la negazione della divinità di Cristo ( considerato un maestro asceso piuttosto che il Figlio di Dio ) e la negazione dell’esistenza dell’inferno. Secondo Kardec, infatti, ciascun essere umano poteva, mediante karma e reincarnazione, evolversi e raggiungere progressivamente uno stato di perfezione, ottenendo così il perdono per qualunque azione riprovevole commessa nel corso di precedenti incarnazioni.
Le opere di Kardec ebbero comunque una vastissima diffusione anche a livello internazionale e addirittura in Brasile diedero origine ad una vera e propria forma di culto sincretico di matrice africana: l’Umbanda.
Per approfondimenti:
Il libro degli Spiriti, Allan Kardec
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