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Modi di dire, Proverbi e Metafore: il telaio nel linguaggio

di Linda Donati


La tessitura, come abbiamo visto nei precedenti articoli, ha fatto parte integrante della vita quotidiana dell’umanità rispondendo a tutte le esigenze primarie, fisiche e spirituali, con rapporti stretti con il mondo circostante, con il mondo invisibile e con il mondo dell’al di là. In epoche e luoghi differenti è diventata strumento efficace di risposte e di espressione degli individui e dei popoli. Lo stretto legame con tutti gli ambiti concernenti l’essere umano non poteva escludere la relazione con la comunicazione ed il linguaggio. Un'antica leggenda mitologica del popolo Dogon, del Mali in Africa, racconta di una divinità dalla cui bocca usciva l'ordito diviso tra i denti superiori ed inferiori che con il movimento delle mascelle apriva il passo per la trama inserita dalla lingua biforcuta, il tessuto si avvolgeva fuori dalla bocca insieme alla parola. Un’immagine esplicita di come tessitura e linguaggio abbiano una matrice comune e caratteristiche strutturali similari.

Tra queste di grande rilievo è il ritmo, che scandisce la gestualità e la ripetitività del lavoro. Il ritmo si fonda proprio sulla regolarità e sulla ripetizione, e su queste si fondano anche la metrica e la rima, nelle strutture del canto e della poesia.

Glauco Saga, in un suo saggio, sottolinea e indica i caratteri comuni tra tessitura e linguaggio: “è continua: perché costituita da elementi continui (i fili) come continua è l’aria del respiro che produce il linguaggio verbale; è lineare: perché il filo si svolge linearmente nello spazio così come le parole si succedono linearmente nel tempo; è dialogica: perché il significato si costruisce tramite l’intreccio degli elementi , la collaborazione di più fili discorsivi; è sintetica: perché il significato si ricava dal risultato cioè dall’immagine tessuta e non ripercorrendo analiticamente il processo della tessitura”.

Ed è proprio grazie a queste caratteristiche e alla familiarità e diffusione dell’attività tessile, che il linguaggio è stato fortemente influenzato dalla terminologia tessile. Strumenti e fasi di lavorazioni sono confluiti nel linguaggio comune, calandosi nei modi di dire, nei proverbi e nelle metafore. Espressioni come “la trama del racconto o del film” o “dare filo da torcere”, “tessere le lodi” o “il tessuto urbano”, “tirare le fila” o “tutti i nodi vengono al pettine”, “l'autobus navetta” o “fare la spola”, e ancora “pensieri aggrovigliati”, “intrecciare una conversazione”, “il filo del discorso” “ordire una congiura”, “seguire il filo del ragionamento”; sono tutte facilmente riscontrabili nelle comuni conversazioni, anche se molti hanno perso la conoscenza della derivazione originaria. E ve ne sarebbero ancora tante altre.

Molte sono le parole della saggezza popolare racchiuse in quelle piccole perle chiamate proverbi. Parole come “E’ riannodandosi alla stoffa vecchia che si comincia a tessere quella nuova” (popolo Ewè, Africa), “Parere e non essere, è come filare e non tessere” (Italia), e “L’uomo ordisce e la fortuna tesse” (Cicerone), sono come una piccola chiave che apre discorsi e concetti molto più ampli. Parole spiritose come “Quando la tela è bell’e tirata, poi ci sa tessere pure la capra” (Maremma) rendono immagini chiare e di veloce fruizione.

In ogni cultura la tessitura è stata usata come metafora e allegoria in diversi contesti per spiegare concetti relativi all’esistenza umana sia in ambiti filosofici che religiosi. La complessità delle vicende umane interiori ed esteriori trova riscontro nella complessità della tecnica tessile che fornisce varie sfaccettature e chiavi di lettura. D’altronde all’origine di questa arte si trova una mitologia che la collega intimamente alla creazione originaria, alla vita, alla morte, al cosmo e al divino.

Molti sono coloro che per esprimere e rendere di facile comprensione concetti profondi e importanti hanno attinto alle metafore tessili. Primo fra tanti vorrei citare Dante Alighieri nel “Paradiso” usa l’ordito e la trama come metafora del dialogo: “Poi chè, tacendo, si mostrò spedita. L’anima santa di metter la trama. Di quella tela ch’io le porsi ordita….” . Petrarca assimila la sua arte poetica a quella del tessitore nelle “Rime sparse”: “ …quando i pensieri eletti tessea in rime, …. S’amore o morte non dà qualche stroppio. A la tela novella ch’ora ordisco …. E tutti voi ch’Amor caudate in rima, al buon testor degli amorosi detti rendete onor, c’era smarrito in prima …”. Charles Dickens si definisce “tessitore” dei suoi racconti. Robert Musil in “L’uomo senza qualità” paragona la necessità di mettere ordine nella vita e nella narrazione, all’ordine con cui il tessitore predispone e lavora i fili. Kahlil Gibran con le parole “In cosa consiste il lavorio d’amore? Nel tessere vestiti con fili secreti dal vostro cuore” sottolinea come l’amore nasca dalla struttura e dall’azione dei sentimenti.

Spiegare ciò che non può essere conosciuto vedendo, è un punto di forza della metafora tessile, rendere tattile ciò che per sua natura non lo è, la sua ambizione.

Nei secoli e in diverse culture la metafora tessile è stata utilizzata per esprimere il “Divino”. Molte religioni hanno utilizzato le immagini tessile per descriverlo. Spesso il “Creatore dell’Universo e della Vita” è stato definito come “Il Tessitore”. Soathl, capo indiano, afferma “Non è l’uomo che ha tessuto la trama della vita, egli è solo un filo”.

Il telaio diviene teatro dell’incontro tra il divino e l’umano. Le sue direzioni fisiche (verticale e orizzontale) rappresentano questo incontro. Questo incrocio è stato spesso messo in relazione con la croce cristiana. Ippolito, scrittore orientale del III secolo, nelle sue opere esegetiche utilizza telaio e tessitura per spiegare l’opera salvifica di Dio e l’incarnazione, nelle sue parole ordito e trama rappresentano lo Spirito e la carne, il divino e l’umano, l’immortale e il mortale, l’incorruttibile e il corruttibile, che si uniscono saldamente nel telaio della croce.

A distanza di tanti secoli, nel recente messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Papa Francesco afferma: “l’uomo è un essere in divenire, che si scopre e si arricchisce nelle trame dei suoi giorni”.

Possiamo affermare che la metafora tessile è indispensabile per entrare nelle profondità strutturanti delle nostre esistenze, e che essa è uno strumento privilegiato, oggi come ieri. Ricollegandoci a questa arte e tecnica meravigliosa, abbiamo la possibilità di riappropriarci di tanto linguaggio letteratura e saggezza del patrimonio culturale dell’umanità.



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