Samhain... non solo “Halloween”
di Federica di Mascio
Le culture tradizionali avevano una concezione ciclica del tempo, della fine e dell’inizio, basata sull’osservazione dei ritmi biocosmici e sulla rinascita periodica della vita stessa. Gli eventi si ripetevano all’infinito in una continua e tutto sommato rassicurante rigenerazione. In questa visione ciclica dello scorrere del tempo, alcuni momenti avevano una particolare importanza ed assumevano significati e poteri magico-sacrali. Il capodanno, per esempio, in molte culture rappresentava un tempo di passaggio, segnava la fine di un ciclo e l’inizio di un altro; non apparteneva al passato, ma neppure al futuro, finendo col diventare un giorno “fuori dal tempo”. Per i Celti, in particolare, il capodanno era un periodo di fondamentale importanza. L’anno celtico era diviso in due sole stagioni, l’inverno che cominciava con la festività di Samhain e l’estate, che iniziava con la festa di Beltane. Samhain, il cui nome significa “fine dell’estate”, altro non era che il capodanno celtico, e dava appunto inizio alla stagione fredda. In questo periodo il bestiame veniva radunato nelle stalle, tutti i prodotti della terra dovevano essere raccolti perché altrimenti diventavano proprietà degli spiriti della natura, e la gente si riuniva per trascorrere il tempo insieme, narrando storie davanti al focolare.
Essendo come abbiamo visto, non soltanto un momento di passaggio tra una stagione ed un’altra, ma anche la fine e l’inizio di un nuovo anno, a Samhain il velo del tempo diventava più sottile, si apriva un passaggio tra il nostro mondo e le altre dimensioni ed era possibile comunicare con altri livelli di esistenza. In un giorno così speciale, in cui il tempo era come “sospeso”, le porte dell’Aldilà si aprivano e lasciavano passare gli esseri umani, che potevano visitare il mondo dei morti, e le creature fatate e i defunti stessi, che potevano tornare tra i viventi. Samhain era, dunque, anche un’occasione per celebrare gli antenati e ricordare i propri cari defunti, riaffermando al tempo stesso il valore della vita e la ciclicità dell’esistenza, in cui ogni rinascita è necessariamente preceduta da una morte. Si credeva che in questa notte i defunti potessero tornare sulla terra dai propri familiari viventi, perciò si era soliti apparecchiare la tavola anche per loro, lasciare cibo fuori dalla porta e lasciare luci accese alle finestre e lungo le strade per guidare le anime erranti. Da qui l’usanza, anche italiana, di preparare dolci tipici come le “ Ossa dei morti “ ( in Sicilia ), il “ Pane dei morti “ ( in Lombardia ), le “ Fave dei morti “ ( in Romagna ), e di intagliare rape ( zucche in tempi più recenti ) e porre dei lumini al loro interno per illuminare l’oscurità della notte.
In conclusione, Samhain era un tempo di passaggio, critico, ma al contempo ricco di opportunità di conoscenza, il momento più adatto per avere visioni, dedicarsi alla divinazione e trarre auspici per l’anno venturo.
Ancora oggi è possibile guardare ai giorni che precedono e seguono Samhain come al periodo più adatto per dedicarsi al proprio mondo interiore, alla riflessione, alla meditazione, alla comprensione delle conseguenze delle nostre azioni e di ciò che dobbiamo cambiare o eliminare per migliorare la nostra vita. E’ il momento giusto per rivedere le nostre abitudini, rallentare i nostri ritmi e riposare, fermarci ad ascoltare più chiaramente noi stessi e gli altri, mettere da parte le cose materiali e dedicarci maggiormente alla nostra spiritualità. A Samhain possiamo dedicarci a noi stessi, lasciare andare tutto ciò che è zavorra e ci appesantisce, tutto ciò che non ci serve più; possiamo ritirarci in noi stessi e prestare ascolto a tutti i messaggi che arriveranno dal mondo ultraterreno: visioni, sogni, sincronicità... Possiamo riflettere su tutto ciò che ci è accaduto durante l’anno e trarre le conclusioni; riflettere sulle nostre azioni e su ciò che abbiamo imparato. Le lezioni apprese ci aiuteranno nel cambiamento, ci accompagneranno nella ricerca della nostra vera essenza e ci permetteranno di fiorire e rinascere in un nuovo luminoso ciclo della nostra esistenza.
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